APE sociale: riapertura delle domande per il riconoscimento delle condizioni di accesso

L’INPS ha comunicato la riapertura delle domande di riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’APE sociale a seguito del posticipo del termine di scadenza del periodo di sperimentazione della c.d. APE sociale

L’Inps comunica che, a fare data dal 18 gennaio 2022, sono state riaperte le domande per il riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’APE sociale di cui all’articolo 1, commi da 179 a 186, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, e successive modificazioni.
Dalla medesima data sono disponibili, nella sezione “Moduli” in “Prestazioni e servizi” presente sul sito dell’Istituto, anche i modelli per le attestazione che i datori di lavoro devono rilasciare ai lavoratori fini della richiesta dell’APE sociale per coloro che, al momento della decorrenza dell’indennità, svolgono da almeno sette anni negli ultimi dieci ovvero almeno sei anni negli ultimi sette attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 36 anni) differenziati a seconda che il richiedente del beneficio sia un lavoratore dipendente del settore privato, del settore pubblico o un lavoratore domestico .
Si ricorda che la legge di Bilancio 2022, ha introdotto alcune modifiche alle disposizioni in materia di APE sociale di cui. In particolare, ha previsto il posticipo del termine di scadenza del periodo di sperimentazione dell’APE sociale al 31 dicembre 2022,  introducendo, dal 1° gennaio 2022,  delle novità in merito alle condizioni per il riconoscimento dell’APE sociale per coloro che accedono al beneficio in qualità di disoccupati o di lavoratori dipendenti che svolgono attività c.d. gravose.
Per coloro che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ovvero per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato a condizione che abbiano avuto, nei trentasei mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno diciotto mesi hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni,  è stata eliminata la condizione del decorso del trimestre in stato di disoccupazione; mentre per l’individuazione dei lavoratori che svolgono attività c.d. gravose è stato introdotto un nuovo elenco delle professioni aventi diritto all’APE sociale e, per alcune di esse – operai edili, come indicati nel contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese edili e affini, per i ceramisti (classificazione Istat 6.3.2.1.2) e per i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta (classificazione Istat 7.1.3.3) – è stata prevista una riduzione a 32 anni del requisito contributivo minimo richiesto per l’accesso al trattamento in esame.
Infine, sono state incrementato le autorizzazioni ai limiti annuali di spesa al fine di garantire il finanziamento della misura.

Codici tributo per il versamento a seguito di controllo delle dichiarazioni

L’Agenzia delle Entrate ha istituito i codici tributo, per il versamento tramite F24 e F24EP, delle somme dovute a seguito di controllo delle dichiarazioni fiscali, relative a crediti d’imposta, ritenute su trattamenti pensionistici e redditi di lavoro dipendente e assimilati, imposte sostitutive su saldi attivi di rivalutazione. (Risoluzione 19 gennaio 2022, n. 5/E).

L’Agenzia delle Entrate ha istituito i codici tributo, al fine di consentire il versamento parziale, tramite i modelli F24 e F24 Enti pubblici (F24EP), delle somme dovute in base alla comunicazione di irregolarità emessa dall’Agenzia delle Entrate a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni fiscali in relazione alle seguenti fattispecie:
– Credito d’imposta canoni di locazione botteghe e negozi;
– Bonus vacanze – recupero dello sconto praticato da imprese turistico-ricettive, agriturismi, bed & breakfast e del credito ceduto;
– Credito d’imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro;
– Credito d’imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione per l’acquisizione di servizi digitali;
– Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi;
– Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative;
– Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno e nelle regioni del sisma centro Italia;
– Credito d’imposta per il rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni;
– Credito d’imposta sanificazione e acquisto dispositivi di protezione;
– Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno;
– Addizionale IRES per gli intermediari finanziari;
– Addizionale IRES sui redditi derivanti da attività in concessione;
– Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione;
– Imposta sostitutiva sul maggior valore attribuito ai beni rivalutati.
I codici tributo sono utilizzabili nell’eventualità in cui il contribuente, destinatario della comunicazione di irregolarità, intenda versare solo una quota dell’importo complessivamente ivi richiesto.

In sede di compilazione del modello F24, i codici tributo devono essere esposti nella sezione “Erario”, riportando anche, nei campi “codice atto” e “anno di riferimento”, le corrispondenti informazione reperibili all’interno della stessa comunicazione.

I codici tributo 959F, 960F, 961F, 962F, 963F, 964F, 965F, 966F e 967F possono essere utilizzati anche nel modello F24 EP. In tal caso, nel campo “sezione” va indicato il valore “F” (Erario), mentre nei campi “codice atto” e “riferimento B” devono essere indicati il codice atto e l’anno di riferimento reperibili all’interno della stessa comunicazione.

Codici tributo per versamenti
ai sensi dell’articolo 36-bis del D.P.R. n. 600/1973

Codice tributo per versamento spontaneo

“911F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta canoni di

locazione botteghe e negozi – articolo 65 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 – IMPOSTA

6914
“912F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta canoni di

locazione botteghe e negozi – articolo 65 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 – INTERESSI

“913F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta canoni di

locazione botteghe e negozi – articolo 65 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 – SANZIONI

“914F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Bonus vacanze – recupero dello

sconto praticato da imprese turistico-ricettive, agriturismi, bed & breakfast e del credito ceduto – articolo 176 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – IMPOSTA

6915
“915F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Bonus vacanze – recupero dello

sconto praticato da imprese turistico-ricettive, agriturismi, bed & breakfast e del credito ceduto – articolo 176 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – INTERESSI

“916F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Bonus vacanze – recupero dello

sconto praticato da imprese turistico-ricettive, agriturismi, bed & breakfast e del credito ceduto – articolo 176 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – SANZIONI

“917F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta per

l’adeguamento degli ambienti di lavoro – articolo 120 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – IMPOSTA

6918
“918F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta per

l’adeguamento degli ambienti di lavoro – articolo 120 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – INTERESSI

“919F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta per

l’adeguamento degli ambienti di lavoro – articolo 120 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – SANZIONI

“920F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione per l’acquisizione di servizi digitali – art. 190 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 – IMPOSTA 6919
“921F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione per l’acquisizione di servizi digitali – art. 190 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 – INTERESSI
“922F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione per l’acquisizione di servizi digitali – art. 190 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 – SANZIONI
“923F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, comma 188, legge n. 160/2019 – IMPOSTA 6932
“924F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, comma 188, legge n. 160/2019 – INTERESSI
“925F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, comma 188, legge n. 160/2019 – SANZIONI
“926F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 189, legge n. 160/2019 – IMPOSTA 6933
“927F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 189, legge n. 160/2019 – INTERESSI
“928F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 189, legge n. 160/2019 – SANZIONI
“929F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 190, legge n. 160/2019 – IMPOSTA 6934
“930F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 190, legge n. 160/2019 – INTERESSI
“931F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 190, legge n. 160/2019 – SANZIONI
“932F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, commi 1054 e 1055, legge n. 178/2020 – IMPOSTA 6935
“933F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, commi 1054 e 1055, legge n. 178/2020 – INTERESSI
“934F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi (diversi dai beni di cui agli allegati A e B alla legge n. 232/2016) – art. 1, commi 1054 e 1055, legge n. 178/2020 – SANZIONI
“935F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, commi 1056 e 1057, legge n. 178/2020 – IMPOSTA 6936
“936F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, commi 1056 e 1057, legge n. 178/2020 – INTERESSI
“937F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, commi 1056 e 1057, legge n. 178/2020 – SANZIONI
“938F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 1058, legge n. 178/2020 – IMPOSTA 6937
“939F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n.

232/2016 – art. 1, comma 1058, legge n. 178/2020 – INTERESSI

“940F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016 – art. 1, comma 1058, legge n. 178/2020 – SANZIONI
“941F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative – art. 1, c. 198 e ss., legge n. 160 del 2019 – IMPOSTA 6938
“942F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative – art. 1, c. 198 e ss., legge n. 160 del 2019 – INTERESSI
“943F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative – art. 1, c. 198 e ss., legge n. 160 del 2019 – SANZIONI
“944F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – IMPOSTA 6939
“945F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – INTERESSI
“946F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – SANZIONI
“947F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del sisma centro Italia – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – IMPOSTA 6940
“948F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del sisma centro Italia – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – INTERESSI
“949F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del sisma centro Italia – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020 – SANZIONI
“950F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – investitori – art. 26, c. 4, DL n. 34 del 2020 – IMPOSTA

6942
“951F” – ART. 36-BIS D PR. 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – investitori – art. 26, c. 4, DL n. 34 del 2020 – INTERESSI

“952F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – investitori – art. 26, c. 4, DL n. 34 del 2020 – SANZIONI

“953F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – società – art. 26, c. 8, DL n. 34 del 2020 – IMPOSTA

6943
“954F” – ART. 36-BIS DPR 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – società – art. 26, c. 8, DL n. 34 del 2020 – INTERESSI

“955F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta per il

rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni – società – art. 26, c. 8, DL n. 34 del 2020 – SANZIONI

“956F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta sanificazione e acquisto dispositivi di protezione – articolo 32 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 – IMPOSTA 6951
“957F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta sanificazione e acquisto dispositivi di protezione – articolo 32 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 – INTERESSI
“958F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Credito d’imposta sanificazione e acquisto dispositivi di protezione – articolo 32 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 – SANZIONI
“959F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno – IMPOSTA 1066

103E

“960F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno – INTERESSI
“961F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno – SANZIONI
“962F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, maturate in Valle d’Aosta e versate fuori dalla regione stessa – IMPOSTA 4934

193E

“963F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, maturate in Valle d’Aosta e versate fuori dalla regione stessa – INTERESSI
“964F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, maturate in Valle d’Aosta e versate fuori dalla regione stessa – SANZIONI
“965F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, versate nella regione Valle d’Aosta e maturate fuori dalla regione stessa – IMPOSTA 4935

194E

“966F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, versate nella regione Valle d’Aosta e maturate fuori dalla regione stessa – INTERESSI
“967F” – ART. 36-BIS DPR. 600/73 – Ritenute sui trattamenti pensionistici e redditi da lavoro dipendente e assimilati, operate dopo il relativo conguaglio di fine anno, versate nella regione Valle d’Aosta e maturate fuori dalla regione stessa – SANZIONI
“968F” – ART. 36-BIS D PR. 600/73 – Addizionale IRES per gli

intermediari finanziari – Acconto prima e seconda rata o in unica soluzione – art. 1, comma 65, legge 28 dicembre 2015, n. 208 – INTERESSI

2041

2042

“969F” – ART. 36-BIS D PR. 600/73 – Addizionale IRES per gli

intermediari finanziari – Acconto prima e seconda rata o in unica soluzione – art. 1, comma 65, legge 28 dicembre 2015, n. 208 – art. 1, comma 65, legge 28 dicembre 2015, n. 208 – SANZIONI

“970F” – ART. 36-BIS D PR. 600/73 – Addizionale IRES sui redditi

derivanti da attività in concessione – Acconto prima e seconda rata o in unica soluzione – art. 1, c. 716, legge 27 dicembre 2019, n. 160 – INTERESSI

2045

2046

“971F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Addizionale IRES sui redditi

derivanti da attività in concessione – Acconto prima e seconda rata o in unica soluzione – art. 1, c. 716, legge 27 dicembre 2019, n. 160 – SANZIONI

“972F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Addizionale IRES sui redditi

derivanti da attività in concessione – SALDO – art. 1, c. 716, legge 27 dicembre 2019, n. 160 – IMPOSTA

2047
“973F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Addizionale IRES sui redditi

derivanti da attività in concessione – SALDO – art. 1, c. 716, legge 27 dicembre 2019, n. 160 – INTERESSI

“974F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Addizionale IRES sui redditi

derivanti da attività in concessione – SALDO – art. 1, c. 716, legge 27 dicembre 2019, n. 160 – SANZIONI

“975F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – art. 110, comma 3, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – IMPOSTA 1857
“976F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – art. 110, comma 3, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – INTERESSI
“977F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – art. 110, comma 3, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – SANZIONI
“978F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul maggior valore attribuito ai beni rivalutati – art. 110, comma 4, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – IMPOSTA 1858
“979F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul maggior valore attribuito ai beni rivalutati – art. 110, comma 4, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – INTERESSI
“980F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul maggior valore attribuito ai beni rivalutati – art. 110, comma 4, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 – SANZIONI
“981F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – settori alberghiero e termale – art. 6-bis del decreto- legge 8 aprile 2020, n. 23 – IMPOSTA 1859
“982F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – settori alberghiero e termale – art. 6-bis del decreto- legge 8 aprile 2020, n. 23 – INTERESSI
“983F” – ART. 36-BIS D.P.R. 600/73 – Imposta sostitutiva sul saldo attivo di rivalutazione – settori alberghiero e termale – art. 6-bis del decreto- legge 8 aprile 2020, n. 23 – SANZIONI

Incentivi apprendistato duale per gli edili del Veneto

Edilcassa Veneto, con riferimento all’apprendistato duale, interviene per tutto il 2022 con contributi aggiuntivi a favore di imprese e lavoratori edili del Veneto.

La legge di Bilancio 2022, ha confermato per tutto il 2022 l’agevolazione per l’assunzione di apprendisti di primo livello, c.d. “apprendistato duale”, con riferimento alle piccole imprese. In particolare, la norma prevede che per i contratti di apprendistato di primo livello per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, stipulati nel 2022, venga riconosciuto ai datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze un numero di addetti pari o inferiore a nove uno sgravio contributivo del 100 per cento con riferimento alla contribuzione dovuta, per i periodi contributivi.
Con riferimento all’apprendistato duale, Edilcassa Veneto, in applicazione dell’Accordo Regionale siglato nel 2020, interviene con contributi aggiuntivi a favore di imprese e lavoratori.
Nello specifico è previsto un contributo pari all’80% dei costi sostenuti, con un massimo di € 300,00, nel caso in cui le imprese si avvalgono, per l’attività di accompagnamento e supporto alla coprogettazione, delle strutture formative, accreditate presso la Regione, promosse dalle associazioni provinciali/regionale dell’artigianato Veneto. Viene inoltre riconosciuto un contributo pari al 50% dei costi sostenuti, con un massimo di € 150,00, nel caso di partecipazione a iniziative formative rivolte a rafforzare la figura del tutor aziendale, organizzate dalle strutture formative, accreditate presso la Regione, promosse dalle associazioni provinciali/regionale dell’artigianato Veneto.
Per quanto riguarda i lavoratori, il citato accordo regionale prevede l’erogazione di una borsa di studio da erogare all’apprendista duale al conseguimento del titolo di studio, di importo pari a € 1.300,00.

CCNL CASE DI CURA ANPIT – CISAL: Accordo sull’I.V.C.

Firmato, il 13/12/2021, tra ANPIT, CIDEC, CONFIMPRENDITORI, UNICA e CISAL Terziario, CISAL, l’accordo sull’Indennità di Vacanza Contrattuale per i Lavoratori ai quali si applichi il CCNL “Case di Cura, Servizi Assistenziali e Socio Sanitari, Centri Analisi e Poliambulatori”, del 21/11/2017 e scaduto il 31/12/2020

Il CCNL Anpit-Cisal “Case di Cura, Servizi Assistenziali e Socio Sanitari, Centri Analisi e Poliambulatori” firmato il 21/11/2017 e scaduto il 31/12/2020, all’art. 27 prevede che dal primo giorno del quarto mese successivo alla data di scadenza del CCNL (ovvero da aprile 2021), si dovrà riconoscere ai lavoratori l’Indennità di Vacanza Contrattuale.

Il medesimo articolo prevede che dalla decorrenza del CCNL rinnovato, l’Indennità di Vacanza Contrattuale cesserà di essere corrisposta.

Ciò posto, le Parti con la firma dell’accordo del 13/12/2021, hanno convenuto che dall’1/4/2021 ai lavoratori cui si applica il suddetto CCNL 21/11/2017, si dovrà riconoscere l’Indennità di Vacanza Contrattuale mensile di cui alla successiva Tabella, quale componente della Retribuzione Mensile Normale, espressa nel Tempo Pieno.

In caso di Tempo Parziale, l’I.V.C. dovrà essere riconosciuta al lavoratore in proporzione al suo Indice di Prestazione.

Tenuto conto che la decorrenza dell’I.V.C. è dalla mensilità di aprile 2021, con la prima retribuzione utile, al Lavoratore dovranno essere riconosciute le I.V.C. nel frattempo maturate.

Livello

P.B.N.C.M. lorda in euro

I.V.C. lorda in euro

Quadro A1 2.116,00 53,69
A2 1.840,00 55,38
A3 1.610,00 48,46
B1 1.472,00 44,31
B2 1.334,00 40,15
C1 1.196,00 36,00
C2 1.104,00 33,23
D1 1.012,00 30,46
D2 920,00 27,69
Operatore di Vendila di 1.a Categoria 1.199,97 36,12
Operatore di Vendita di 2.a Categoria 1.075,84 32,38
Operatore di Vendita di 3.a Categoria 993,08 29,89

 

Organismo agenti e mediatori: definiti i contributi da versare per il 2022

Definite le disposizioni inerenti al versamento dei contributi “2022” dovuti dagli agenti che prestano servizi di pagamento per conto di Istituti di moneta elettronica o Istituti di pagamento comunitari, dagli iscritti e dai richiedenti l’iscrizione nel registro degli operatori compro oro e dagli iscritti e dai richiedenti l’iscrizione negli elenchi e nel registro gestiti dall’organismo (OAM – circolare nn. 38, 39 e 40/2021).

Iscritti e richiedenti l’iscrizione negli elenchi e nel registro gestiti dall’organismo

Definiti i versamenti dei contributi e delle altre somme dovute per l’anno 2022 dagli iscritti e dai richiedenti l’iscrizione negli elenchi e nel registro gestiti dall’Organismo, da parte di:
– agenti in attività finanziaria;
– agenti in attività finanziaria che prestano esclusivamente servizi di pagamento;
– mediatori creditizi;
– agenti in attività finanziaria altresì iscritti nell’Albo unico dei consulenti finanziari;
– agenti in attività finanziaria altresì iscritti nella Sezione A – Agenti del Registro Unico degli Intermediari Assicurativi e Riassicurativi (RUI), e mediatori creditizi altresì iscritti nella Sezione B – Broker del RUI;
– soggetti esercenti l’attività di cambiavalute.

In particolare, sono tenuti al versamento dei contributi, coloro che:
– presentino istanza di iscrizione negli Elenchi a far data dal 1° gennaio 2022;
– risultano iscritti negli Elenchi alla data del 31 dicembre 2021, salvo che siano stati iscritti negli Elenchi dopo il 1° novembre 2021, effettuando i relativi versamenti, oppure presentino istanza di cancellazione dagli Elenchi entro il 28 febbraio 2022.

I richiedenti l’iscrizione nel Registro, a far data dal 1° gennaio 2022, devono versare i contributi al momento della presentazione dell’istanza di iscrizione.
Invece, gli iscritti nel Registro alla data del 31 dicembre 2021 devono versare i contributi entro e non oltre il 28 febbraio 2022.

Iscritti e richiedenti l’iscrizione nel registro degli operatori compro oro

Sono tenuti al versamento dei contributi, coloro che:
– presentino istanza di iscrizione nel Registro a far data dal 1° gennaio 2022;
– risultano iscritti nel Registro alla data del 31 dicembre 2021, salvo che siano stati iscritti nel Registro dopo il 1° novembre 2021, effettuando i relativi versamenti, oppure presentino istanza di cancellazione dal Registro entro il 28 febbraio 2022.

I richiedenti l’iscrizione nel Registro, a far data dal 1° gennaio 2022, devono versare i contributi al momento della presentazione dell’istanza di iscrizione.

Invece, gli iscritti nel Registro alla data del 31 dicembre 2021 devono versare i contributi entro e non oltre il 28 febbraio 2022.

Indennità di vacanza contrattuale per i dipendenti del CCNL Terziario Avanzato Anpit – Cisal

Sottoscritto un accordo per determinale l’Indennità di Vacanza Contrattuale destinata ai Lavoratori dipendenti ai quali si applichi il CCNL Terziario Avanzato Anpit – Cisal

L’art. 27 di tale CCNL prevede che dal primo giorno del quarto mese successivo alla data di scadenza del CCNL (ovvero da ottobre 2021), si dovrà riconoscere ai lavoratori la seguente Indennità di Vacanza Contrattuale.
Il medesimo articolo prevede che dalla decorrenza del CCNL rinnovato l’Indennità di Vacanza Contrattuale cesserà di essere corrisposta. Nel corso del 2020, l’Emergenza Sanitaria ha ritardato la determinazione dell’I.V.C. come prevista dal CCNL. Le Parti intendono salvaguardare, anche in questo momento di difficoltà economica, l’occupazione ed il reddito dei lavoratori, riconoscendo il loro diritto all’I.V.C. anche per il periodo nel frattempo intercorso.
In caso di Tempo Parziale, l’I.V.C. dovrà essere riconosciuta al Lavoratore in proporzione al Suo Indice di Prestazione
Tenuto conto che la decorrenza dell’I.V.C. è dalla mensilità di ottobre 2021, con la prima retribuzione utile, al Lavoratore dovranno essere riconosciute le I.V.C. nel frattempo maturate.

Indennità di Vacanza Contrattuale da riconoscere dal 1/10/2021

Livello

P. B. M.N.C.M. lorda, in euro

I. V.C. lorda in euro

Dirigente 3.796,00 95,66
Quadro 2.756,00 69,45
A1 2.350,40 59,23
A2 2.100,80 52,94
B1 1.851,20 46,65
B2 1.684,80 42,46
C1 1.508,00 38,00
C2 1.352,00 34,07
D1 1.185,60 29,88
D2 1.040,00 26,21
Operatore di Vendita di 1° Categoria 1.666,08 41,99
Operatore di Vendita di 2° Categoria 1.516,32 38,21
Operatore di Vendita di 3° Categoria 1.357,20 34,20
Operatore di Vendita di 4° Categoria 1.216,80 30,66

L’abitazione paga l’IMU se il coniuge risiede in altro Comune

La Corte di Cassazione ha affermato il principio secondo il quale l’esenzione IMU prevista per l’abitazione principale non è applicabile qualora il coniuge non legalmente separato abbia la residenza e la dimora abituale in altro Comune (Ordinanza 17 gennaio 2022, n. 199).

La controversia riguarda l’applicazione dell’esenzione IMU per abitazione principale nel caso in cui i coniugi abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi ubicati in Comuni diversi.
Il Comune ha emesso avviso di accertamento per il recupero dell’IMU a seguito del disconoscimento dell’esenzione per l’abitazione principale, avendo rilevato che il coniuge non legalmente separato aveva la residenza e la dimora abituale in un altro Comune.
I giudici tributari hanno accolto il ricorso del contribuente e annullato l’avviso di accertamento rifacendosi ad un’interpretazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze secondo cui il legislatore non avrebbe limitato l’applicazione dell’agevolazione per l’abitazione principale nel caso in cui gli immobili destinati ad abitazione principale siano ubicati in Comuni diversi, poiché in tale ipotesi il rischio di elusione della norma risulterebbe bilanciato da effettive necessità di dover trasferire la residenza anagrafica e la dimora abituale in un altro Comune, ad esempio, per esigenze lavorative.
Il Comune ha impugnato la decisione.

La Corte di Cassazione ha riformato la decisione dei giudici tributari, stabilendo il definitivo rigetto del ricorso introduttivo della contribuente.
La Corte Suprema ha affermato che “in tema di IMU, l’esenzione prevista per la casa principale richiede non soltanto che il possessore e il suo nucleo familiare dimorino stabilmente in tale immobile, ma altresì che vi risiedano anagraficamente”.
Secondo la disciplina vigente per il periodo oggetto di accertamento (anno 2012) l’IMU non si applica al possesso dell’abitazione principale e delle pertinenze della stessa, ad eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. Per abitazione principale si intende l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio comunale, le agevolazioni per l’abitazione principale e per le relative pertinenze in relazione al nucleo familiare si applicano per un solo immobile.
La norma, dunque, non disciplina espressamente il caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili non solo diversi, ma anche situati in differenti comuni.
In proposito la Suprema Corte ha precisato che nel caso in cui due coniugi non separati legalmente abbiano la propria abitazione in due differenti immobili, il nucleo familiare (inteso come unità distinta ed autonoma rispetto ai suoi singoli componenti) resta, unico, ed unica, pertanto, potrà essere anche l’abitazione principale ad esso riferibile, con la conseguenza che il contribuente, il quale dimori in un immobile di cui sia proprietario (o titolare di altro diritto reale), non avrà alcun diritto all’agevolazione se tale immobile non costituisca anche dimora abituale dei suoi familiari, non realizzandosi in quel luogo il presupposto della “abitazione principale” del suo nucleo familiare. La nozione di abitazione principale postula, pertanto, l’unicità dell’immobile e richiede la stabile dimora del possessore e del suo nucleo familiare, sicché non possono coesistere due abitazioni principali riferite a ciascun coniuge sia nell’ambito dello stesso Comune o di Comuni diversi.
In definitiva, ai fini dell’agevolazione IMU, l’abitazione principale è solo quella ove il proprietario e la sua famiglia abbiano fissato:
– la residenza (accertabile tramite i registri dell’anagrafe);
– la dimora abituale (ossia il luogo dove la famiglia abita la maggior parte dell’anno).
Sottolineando che l’interpretazione delle norme di agevolazione fiscale, che hanno natura eccezionale, deve essere necessariamente rigorosa e non consente quindi, la loro estensione ai casi non espressamente previsti, perché costituiscono comunque deroga al principio di capacità contributiva sancito dalla Costituzione, la Corte Suprema ha precisato che la suddetta interpretazione risulta anche costituzionalmente orientata, perché, diversamente opinando, si realizzerebbe una frattura evidente dei principi costituzionali, sotto il profilo dell’uguaglianza e della capacità contributiva.
In conclusione, ai fini dell’agevolazione IMU, deve escludersi che l’immobile possa ritenersi abitazione principale, qualora il coniuge non legalmente separato abbia la residenza e la dimora abituale in un altro Comune.

Reddito di cittadinanza per l’ammissione al gratuito patrocinio

Forniti chiarimenti sulla rilevanza del reddito di cittadinanza per l’ammissione al gratuito patrocinio ai sensi dell’articolo 76 del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 (Agenzia delle entrate – Risposta 19 gennaio 2022, n. 31).

Il patrocinio per i non abbienti (cd. ” gratuito patrocinio”) è previsto dall’articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 (“Testo unico spese di giustizia”).
Ai sensi del comma 1 del successivo articolo 76 può essere ammesso al gratuito patrocinio chi è titolare di un reddito imponibile ai fini dell’imposta personale sul reddito, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore a euro 11.746,68.
Il medesimo articolo 76 al comma 2 stabilisce che se l’interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei redditi conseguiti nel medesimo periodo da ogni componente della famiglia, compreso il soggetto istante. In tal caso, ai sensi dell’articolo 92 del Testo unico spese di giustizia, i limiti di reddito sono elevati di euro 1.032,91 per ognuno dei familiari conviventi.
Il citato articolo 76, al comma 4, prevede che si tiene conto del solo reddito personale quando sono oggetto della causa diritti della personalità, ovvero nei processi in cui gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri componenti il nucleo familiare con lui conviventi.
Tale ipotesi si verifica anche nei procedimenti di separazione (pure se consensuale ex art. 711 c.p.c.); pertanto, ai fini dell’applicabilità della disciplina del gratuito patrocinio, il reddito del ricorrente non deve essere cumulato con quello del coniuge convivente, poiché la sussistenza di un conflitto di interessi tra le posizioni dei coniugi rende operante la deroga di cui al citato articolo 76, comma 4, del Testo unico spese di giustizia (cfr. sentenza della Corte di Cassazione n. 20545 del 29 settembre 2020).
Ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 76 del Testo unico spese di giustizia, ai fini della determinazione dei limiti di reddito per poter accedere al gratuito patrocinio, si tiene conto anche dei redditi che per legge sono esenti dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, ovvero ad imposta sostitutiva.
Ai fini della determinazione del reddito rilevante per l’ammissione al gratuito patrocinio, pertanto, è incluso anche il c.d. reddito di cittadinanza, introdotto con il decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni con la legge 28 marzo 2019, n. 26.
Tale beneficio consiste in un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari, associato ad un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti sottoscrivendo un Patto per il lavoro ed un Patto per l’inclusione sociale.
Ai sensi dell’articolo 2 del citato decreto legge n. 4 del 2019, il reddito di cittadinanza è riconosciuto ” ai nuclei familiari”, al ricorrere di requisiti soggettivi e reddituali, espressamente previsti dal medesimo decreto legge, che definiscono la condizione economica rilevante per l’erogazione del sussidio.
Alcuni dei predetti requisiti sono da verificarsi in capo al componente richiedente il beneficio, altri sono da verificarsi in capo al nucleo familiare nel suo complesso, altri attengono a ciascun componente del nucleo familiare singolarmente considerato.
La determinazione della soglia reddituale al di sotto della quale è riconosciuto il beneficio dipende dal parametro della scala di equivalenza di cui all’articolo 2, comma 4, che fa da moltiplicatore in base al numero di componenti del nucleo familiare.
L’articolo 3, comma 7, del decreto legge n. 4 del 2019 prevede, inoltre, la possibilità di erogare il reddito di cittadinanza suddiviso per ogni singolo componente maggiorenne del nucleo familiare e che tale disposizione è stata recentemente attuata con il decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 30 aprile 2021.
Ai sensi dell’articolo 4 del citato decreto 30 aprile 2021, se è richiesta l’erogazione suddivisa del reddito di cittadinanza, vengono emesse più carte, corrispondenti al numero di persone cui deve essere liquidata la prestazione attraverso dette carte.
Le illustrate disposizioni consentono, quindi, di individuare la quota del reddito di cittadinanza di pertinenza di ciascun componente maggiorenne del nucleo familiare.
Con specifico riferimento al quesito posto dalla contribuente in merito alla misura con cui il reddito di cittadinanza riconosciuto al nucleo familiare rilevi nella determinazione del proprio reddito personale, al fine di verificare l’ammissibilità al gratuito patrocinio nel giudizio di separazione dal proprio coniuge, il predetto coniuge è soggetto richiedente il reddito di cittadinanza che è anche l’intestatario della Carta Rdc mediante la quale è erogato il beneficio economico ai sensi dell’articolo 5, comma 6, del citato decreto legge n. 4 del 2019.
Nel caso rappresentato, il reddito di cittadinanza è stato riconosciuto in favore del nucleo familiare di cui fa parte anche l’Istante che dichiara di ” beneficiare” del predetto reddito attraverso la carta intestata al coniuge. Pertanto, ai fini della ammissione al patrocinio gratuito, nella determinazione del reddito personale andrebbe considerato anche il predetto reddito per la quota del 50 per cento, nel presupposto che nel nucleo familiare, oltre ai due coniugi, non ci siano altri componenti maggiorenni.

Infortunio sul lavoro e responsabilità datoriale

19 genn 2022 In tema di infortunio sul lavoro, il riscontro della colpa deve essere il risultato di un processo ricognitivo che individui a monte, secondo una valutazione ex ante, la regola cautelare che si assume violata.

La Corte d’appello territoriale ha confermato la sentenza di primo grado che aveva dichiarato il datore di lavoro e il resposabile della sicurerezza responsabili del reato loro ascritto di lesioni colpose, per violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Al datore, si rimprovera di non aver individuato il rischio connesso al pericolo derivante dal possibile contatto accidentale delle parti del corpo esposte del lavoratore con le parti in movimento del tornio, ed in particolare di non aver munito il macchinario di uno schermo frontale di protezione; al responsabile, invece, si rimprovera di aver sottovalutato il rischio derivante dall’utilizzo del tornio in assenza di protezione frontale; al legale rappresentante della ditta produttrice del tornio, si addebita di aver venduto un macchinario sprovvisto di apposita protezione dagli organi in movimento.
La ritenuta necessità di uno schermo “protettivo” sul macchinario in questione appare frutto di un ragionamento creativo, secondo la logica del “senno del poi”, che, come noto, non può fondare il giudizio di colpevolezza colposa. In tale ambito, infatti, il riscontro della colpa deve essere il risultato di un processo ricognitivo che individui a monte, secondo una valutazione ex ante, la regola cautelare che si assume violata.
La sentenza impugnata, di contro, ha individuato la regola cautelare sulla base di una valutazione ricavata “ex post” ad evento avvenuto, in maniera del tutto astratta e svincolata dal caso concreto: non ha, infatti, considerato la fase di lavorazione in cui si è verificato l’incidente e non si è posta il problema di quali fossero le misure di protezione previste per quella specifica fase.
La motivazione si limita a prendere atto della condotta colposa del lavoratore definendola non abnorme; e liquida come mera “illazione” la (invece) corretta considerazione difensiva secondo cui la presenza dello schermo richiesto (ma apparentemente non previsto neanche dalla normativa UNI dianzi indicata) non avrebbe comunque scongiurato il verificarsi dell’evento, visto che il lavoratore avrebbe comunque dovuto aggirarlo per accedere al pezzo lavorato, inserendo la mano nell’organo in movimento.
In conclusione, le argomentazioni su cui si fonda la responsabilità dei prevenuti non hanno adeguatamente valutato la circostanza che il tornio era dotato di un apposito dispositivo di protezione, in relazione alla fase lavorativa nel corso del quale è avvenuto l’infortunio, costituito dal pedale del freno: azionandolo, il mandrino si sarebbe fermato, consentendo all’operaio di prelevare il pezzo senza problemi.
La regola cautelare dello schermo “protettivo” è stata ricavata ex post ed in maniera congetturale dai giudici di merito, senza una effettiva analisi dell’utilità e percorribilità in concreto di una simile soluzione alla luce delle modalità di funzionamento del macchinario e, soprattutto, della fase di lavorazione in cui si è verificato l’infortunio.

Risoluzione mutuo consenso contratto di compravendita

Chiarimenti sul corretto trattamento tributario , ai fini della tassazione indiretta, applicabile all’atto di risoluzione della compravendita di immobile(AGENZIA DELLE ENTRATE – Risoluzione 18 gennaio 2022, n. 3/E)

Con riferimento al trattamento tributario applicabile, ai fini della tassazione indiretta, si osserva che l’articolo 28 del d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, prevede che la risoluzione del contratto è soggetta all’imposta in misura fissa se dipende da clausola o da condizione risolutiva espressa contenuta nel contratto stesso ovvero stipulata mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata entro il secondo giorno non festivo successivo a quello in cui è stato concluso il contratto. Se è previsto un corrispettivo per la risoluzione, sul relativo ammontare si applica l’imposta proporzionale prevista dall’art. 6 o quella prevista dall’art. 9 della parte prima della tariffa.
In ogni altro caso l’imposta è dovuta per le prestazioni derivanti dalla risoluzione, considerando comunque, ai fini della determinazione dell’imposta proporzionale, l’eventuale corrispettivo della risoluzione come maggiorazione delle prestazioni stesse.
Ai fini fiscali, occorre distinguere l’ipotesi di clausola risolutiva espressa, più o meno contestuale al contratto originario, dall’ipotesi in cui le parti, mediante autonoma espressione negoziale optino per la risoluzione del medesimo contratto originario. Ciò in quanto, nel primo caso, si applica l’imposta proporzionale solo se per la risoluzione è previsto un corrispettivo e solo sull’ammontare di quest’ultimo; in caso contrario, si applica l’imposta in misura fissa.
Nella diversa ipotesi in cui la risoluzione dell’originario contratto sia realizzata mediante apposito negozio, la citata disposizione prevede la tassazione in misura proporzionale, da applicare ” alle prestazioni derivanti dalla risoluzione”; la medesima tassazione proporzionale si applicherà, inoltre, all’eventuale corrispettivo della risoluzione.
La retrocessione della proprietà del bene oggetto del precedente atto di compravendita quale prestazione patrimoniale del contratto di mutuo consenso, rientra nell’ambito applicativo del comma 2 del citato articolo 28 e, pertanto, deve essere tassata autonomamente ai fini dell’imposta registro con applicazione dell’aliquota in misura proporzionale prevista per i trasferimenti immobiliari.